il borgo


Non vi sono notizie sulle origini del piccolo borgo, mentre è ancora possibile ottenere importanti informazioni sulla vita e gli avvenimenti del secolo passato dalle testimonianze dei vecchi  Brataroi che vi hanno abitato.

Nel 1939 Bratta contava circa 400 abitanti e un centinaio di famiglie. La popolazione calò in modo sensibile dopo la seconda guerra mondiale sia a causa dell’emigrazione in terre più lontane (Australia e Sudamerica, ma anche nelle vicine province della Brianza), sia perché molta gente si trasferì a Bianzone.

Per la popolazione, dedita al lavoro dei campi di segale, grano saraceno e di patate, e in alcuni casi all’allevamento di poche pecore e capre la vita non era facile e tutti si arrangiavano come potevano. Già durante la seconda guerra mondiale, scarseggiando ogni genere di prima necessità, era consuetudine portare di nascosto oltre il confine svizzero prodotti come formaggio, farina, castagne per scambiarli con il sale, introvabile in Valtellina.

Una volta finita la guerra, questa attività si trasformò nel contrabbando delle sigarette e poi del caffè, operazione destinata per anni a contribuire all’economia non solo di Bratta, ma anche di tutto il paese.


Il contrabbando però, pur essendo illegale, non fu mai osteggiato in modo particolare dalle autorità. È probabile che la disastrosa  situazione economica che la guerra aveva causato costituisse una attenuante e giustificasse almeno moralmente questa attività svolta allo scopo di soddisfare il bisogno di sopravvivenza di una comunità totalmente isolata in quanto non esisteva una strada carrabile di collegamento con il paese.


Nei primi anni ’70, le ultime due famiglie rimaste abbandonarono la frazione e per molti anni la zona rimase disabitata. Oggi unicamente la mia famiglia vive stabilmente a Bratta e sono in molti a tornare durante l’estate, nelle vecchie case rimesse a nuovo, immerse nella pace della montagna.